domenica 20 aprile 2008

Cogito, ergo sum (Penso, quindi sono)



Se pensassimo di creare qualcosa dall'unione delle nostre idee, concetti e principi che noi usiamo per affrontare le difficoltà o le opportunità della nostra vita? Se un'attività di pensiero è stata creata solo a scopo di lucro, guadagno o protagonismo, è certo che avrà un potere sull'aspetto emotivo e materiale delle persone. Se, invece, è stata creata per offrire conoscenza e coscienza, allora avrà influenza sul piano mentale e spirituale e potrà diventare un vero dono all'umanità. Pensare è una vera e propria scienza di cui bisogna conoscerne le leggi. L'energia del nostro pensiero è alla base fondamentale della vita:«Pensa in grande e sarai grande; pensa con forza e sarai forte». Le grandi cose cominciano da un pensiero, la nostra vita è determinata sempre dai nostri pensieri, e se quotidianamente indirizziamo la nostra mente sui grandi problemi umanitari,sui valori e sui principi, allora predisponiamo la nostra vita sui livelli corrispondenti.
Il nostro problema è che viviamo in un oceano di parole, ma come dei pesci nell'acqua, non ne siamo spesso coscienti. Ma, siamo proprio convinti che l'uomo pensi? A volte, si ritiene la cosa scontata , pensieri che nascono in ognuno di noi,ma, secondo la scienza dello spirito,non è così, anzi, per la maggior parte degli uomini questo non è vero.
I pensieri in realtà sono «modificazioni della mente», un'attività che sfugge il più delle volte al nostro controllo. In ogni istante della nostra vita si svolgono nella nostra mente delle attività incessanti, sia nello stato di veglia che in quello di sonno. Sono correnti di pensiero e impressioni mentali che giungono dalla «mente collettiva», l’ insieme delle emissioni mentali prodotte da tutti gli uomini, che impregnano l'atmosfera che ci circonda e che creano, quando toccano il cervello, delle risposte meccaniche che vengono scambiate per «pensieri», dando così l'impressione che si stia veramente pensando. In realtà non è così: la mente riflette semplicemente ciò che arriva dal corpo emotivo (sensazioni, emozioni, desideri) o dall'ambiente circostante. Se ci si osserva attentamente possiamo notare che, spesso, noi rispondiamo automaticamente, «senza pensare», con frasi fatte e convenzionali che riguardano tutte le colorite espressioni della suggestione collettiva come, per esempio, gli usi e i costumi dell'ambiente, le regole morali, le ideologie politiche, filosofiche e culturali...La mente è come una piazza pubblica dove si incontrano innumerevoli persone per scambiarsi discorsi di ogni tipo. Per imparare a pensare veramente occorre fare «piazza pulita» di tutti questi cosiddetti pensieri, ma soprattutto occorre essere concentrati, utilizzando al meglio la nostra intelligenza, cosa che a quanto pare fanno i delfini in base a un articolo della rivista Lancet, di Maurizio Maggiani, in cui scrive: "I delfini” sono talmente intelligenti che a un certo punto della loro evoluzione, avrebbero potuto giocarsi il dominio della Terra proprio con noi, ma hanno scelto qualcos'altro; se ne sono restati in acqua a pensare a chissà che. Perché pensano, molto, e ne parlano tra loro. E forse ne parlano ai bambini. Pensano, e mangiano, e sonnecchiano, e fanno l'amore, e giocano. Nient'altro. Di tutto il resto non sanno che farsene; e il resto è tutto ciò che invece noi abbiamo voluto imparare a fare. Lancet dice che i delfini sono gli animali che lavorano di meno in assoluto; dedicano meno tempo di qualunque altro essere vivente superiore ad attività utilitaristiche, azioni volte a scopi pratici.
ps:
Cogito, ergo sum (Penso, quindi sono)

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Tanti errori sono dovuti al "non averti pensato prima "e tanti errori sono dovuti all'averti pensato troppo. Allora dove si trova il limite e dove sta il necessario ? Sarebbe forse un inizio rendere questa pratica (banale, ma spesso male esercitata) un'abitudine quotidiana, con tanto di spazio e tempo dedicato.
Buona lettura

Anonimo ha detto...

Chiamali fessi, se hanno scelto di pensare, e mangiare, e sonnecchiare, e fare l'amore, e giocare, certamente non hanno scelto lo stress, lavorare, disperarsi, perdere il lume della vita….
Voglio rinascere delfino e lasciare agli uomini più intelligenti tutte le incombenze..l’uomo ormai si è complicato la sua di vita e quella altrui, sempre una continua ricerca affannosa del proprio io, alla ricerca affannosa di nuove fonti di energia per soddisfare il galoppante consumismo che ormai siamo vittime….insieme ai nostri delfini..
Il pensiero è conoscenza e coscienza del proprio io…il sapere è il nettare della nostra mente, un alimento al nostro spirito, una mente senza sapere è come una spugna al secco, senza alcuna ninfa vitale… quante volte abbiamo pensato di misurare la forza della nostra mente, quante volte abbiamo cercato di superare noi stessi il nostro io…un’amica dal brasile mi ha inviato un filmato, una persona nata senza braccia fin dall’infanzia, è riuscito a vivere una vita normalissima con la forza della volontà anzi ha fatto di meglio, suonava la chitarra con le dita dei piedi ed alla fine chiuse il filmato asserendo CHE SI PUO’, invece il verbo, la parola, il linguaggio sono lo strumento per mentire, per trasmettere le nostre sensazioni, ma uno sguardo non ti tradirà mai, si dice che l’occhio è la finestra dell’anima…chi la tiene… SI PUO’, si può cambiare se la nostra mente, il nostro sapere, la nostra anima lo vuole… SI PUO’, se uniamo le forze SI PUO’, se usiamo la nostra intelligenza, SI PUO’

Marco ha detto...

Ho avuto problemi nel postare i commenti stamattina..... boh....ora ci riprovo...

Carissimi amici , bellissime parole , bellissimi concetti ..."penso dunque sono" ...."dunque posso" come aggiunge Rosario.
Molto vero ma dobbiamo sempre ricordare che esitono pensieri positivi e pensieri negativi . Il nostro pensiero e quindi il nostro agire può determinare grandi gioie o immensi dolori .... determinando l'eterna lotta tra il bene e il male ...i demoni non sono altro che angeli presuntuosi castigati da Dio ....quindi non dimentichiamoci mai che "penso , dunque sono" ma ci aggiungerei "un essere imperfetto" . Ciao . Buona lettura a tutti.

Anonimo ha detto...

Il pensiero viene prodotto dal cervello dove vengono sviluppate le informazioni che arrivano dagli stimoli dei cinque sensi e della carne. Esso può essere spirituale (elevato) o corporale (istintivo). Il problema è capire quando il pensiero è spirituale o derivante dalle sollecitazioni e dalle influenze materiali.
Per Freud l'uomo crede di essere libero perchè prende decisioni basate sulla razionalità, ma invece è giudato dall'istinto.
Io credo che l'importante sia riuscire a concepire un pensiero positivo che permetta alla mente di gioire dei piaceri prodotti dal corpo; un tale pensiero può essere di accettare l'idea che qualunque cosa si può realizzare perchè tutto è dentro di noi.
Il modo migliore per modificare un pensiero è riflettere, ponderare, ma fare questo è molto difficile nella società in cui viviamo che è caotica e ci incalza, spingendoci verso la "chiusura mentale".
Rivedere o riflettere su un pensiero permette alla mente di modificare la sua posizione. Con la riflessione riusciamo a rimuovere il blocco che impedisce di modificare il pensiero, portandoci alla comprensione e superando i condizionamenti della società che ci circonda (il super-Io di Freud).
P.S.:forse i delfini sono riusciti a sconfessare Freud, pensano e riflettono tanto per "essere veramente liberi".

Anonimo ha detto...

non parlerò mai più con te prima di commentare qui, che fai mi rubi le idee? Freud era un'idea mia, copione... alla Rossella ti dico: te possino Roberto!

Anonimo ha detto...

Gli eufemismi ammazzano la gente, ammazzano tua madre, annientano tuo figlio, divorano adulti e bambini. Gli eufemismi raschiano l'interno di esofago e polmoni. Gli eufemismi sono cancro, buttano metastasi come ragnatele, catturano le parole, strangolano l'intelligenza finché non ti fanno morire. Letteralmente, morire.
Endlösung, "soluzione finale", fu il capolavoro tra gli eufemismi. Col tempo ha perso l'intonaco di pudicizia e ipocrisia, e si è fuso alla realtà abietta che intendeva mascherare. Gli eufemismi funzionano sul breve-medio periodo, poi cessano di essere tali. A distanza di pochi anni, nessuno usa più l'espressione "guerra umanitaria", nessuno vanta più "bombardamenti chirurgici" a colpi di "bombe intelligenti", anche "danni collaterali" è caduto in disuso. Quelle espressioni hanno ormai l'accezione negativa che erano nate per evitare.
"Termovalorizzatore" al posto di "inceneritore". Coniando il nuovo termine, si è spostato l'accento da quello che certamente rimane (residuo tossico: 1/5 di scorie, senza contare i fumi prodotti dalla combustione) a quello che presuntamente si produce (un valore, energia, vantaggio economico). Chi dice "No al termovalorizzatore!" ha già perso, perché ha accettato l'eufemismo, il frame. Discute sul terreno dell'avversario, e in apparenza si oppone a un valore, a qualcosa di "buono".
"I termovalorizzatori sono la soluzione": lo ripetono, lo cantano in coro, martellano, rintronano, tutti d'accordo erigono la grande muraglia del conformismo sul tema dei rifiuti. Tutte concordi, le voci ufficiali. Chissà perché, al dunque, le popolazioni non ascoltano, non obbediscono.
Inceneritori. Processo fondato su un principio obsoleto, di quando c'erano i miniassegni e Bill Gates era povero. Tecnologia vecchia come i neuroni di questa nazione, vecchia ma col muso impiastricciato di cerone, come i grugni della casta e dell'orribile classe intellettuale italiana.
Tecnologia vecchia fa buon brodo. E allergie, malattie respiratorie, tumori. Costi sociali. Spese sanitarie che schizzano alle stelle. Macchina energivora, ruota del karma di circoli viziosi, che deve funzionare sempre, senza sosta, ed esistendo incentiva a produrre rifiuti. La spazzatura diviene il mezzo, l'inceneritore il fine.
Esistono alternative. Concrete. Praticabili. Praticate (altrove). Pochi ne parlano [*].
Nemmeno queste, tuttavia, sono la endlösung del problema-pattume.
La "soluzione finale" sarebbe, semplicemente, produrre meno rifiuti. Produrre meno stronzate usa-e-getta. Produrre meno, usare di più.[ ]
Il problema siamo noi, non i rifiuti. Il problema siamo noi, non la camorra. O meglio: la camorra siamo noi. I discorsi sulle ecomafie sono veri e necessari, ma possono trasformarsi in diversivo. Tutti noi siamo "ecomafiosi", chi più chi meno. E' il nostro stile di vita a essere "ecomafioso", è il consumo fine a se stesso ad essere ecomafiogeno. Non c'è camorra che possa smaltire o sversare illegalmente rifiuti che non vengono prodotti, ma noi li produciamo, li produciamo eccome, e sempre di più. In Italia, +20% di rifiuti urbani per abitante dal 2003 al 2005.
E così ci ritroviamo con più packaging e pacchetti, ci ritroviamo con più sacchetti, con più imballaggio, più scatolame e barattolame e bidoname e fustiname, più flaconeria, sifoneria, tubetteria, più gadget insensati, più telefonini, videofonini, tivù-fonini da cambiare ogni sei mesi, più instant-libri di comici che invecchiano dopo un mese e non facevano ridere nemmeno da attuali, più kleenex tovagliolini salviettine fazzolettini (usa il fazzoletto di cotone, porcozzìo!), più buchette della posta intasate da decine di dépliants giganteschi di ipermercati, più bottiglie e bottiglioni d'acqua minerale anche dove l'acquedotto fa i miracoli e i rubinetti colano oro, "Sì, ma quella che compro è iposodica!", già, e mezz'ora dopo bevi il ghètoreid, o l'ènergheid, o il pàuereid, perché sei un mèntecheit!
Tutto torna, quel che semini raccogli. Consuma, sperpera, spreca, logora, getta via. La tua merda polimerica brucerà (o meglio: sarà "termovalorizzata"), i tuoi cari (o i cari di qualcuno) inaleranno, metastasi, metastasi, metastasi, tumore.
Termovalorizziamoci, giochiamo con le parole, questa è la strada, la via del futuro che abbiamo alle spalle.
Oppure c'è un altro modo: termovalorizzare chi ci governa, ci ipnotizza, ci sfrutta, ci compra e ci rivende, ci consuma.tanti saluti a tutti voi NOIOSONI dal vostro sempre caro signor BIANCHI e ROSSI. P.S. GIO' non te la prendere per cosi' poco ,in fin dei conti tutti i vostri interventi sono veri e propri plagi ,di vostro non v'e' nulla se non il ricopiare frasi d'altri (in primis tu cara gio')

Anonimo ha detto...

Errare humanum est, perseverare autem diabolicum (S.Agostino)

Anonimo ha detto...

http://www.societacivilebologna.it/ser/tocchiamo_
unacorda/documenti/termovaloriziamoci.PDF
BRAVO!!!!

Anonimo ha detto...

Il pensiero è un vero e proprio concentrato di condizioni che può trasformarsi in azioni; ma quando l'azione non prende corpo il pensiero rimane incompiuto. Non vi è mai capitato di provare un senso di vuoto dopo un pensiero positivo mai realizzato? A me tante volte...dopo una prima fase di benessere scaturita dal senso di appagamento, subentra un senso di vuoto che mi porta a non voler pensare. Tutto intorno rimane vuoto, senti solo il bisogno di concentrarti su te stesso e credi che il tuo pensiero è l'unica vera forma di libertà che possiedi. Il pensiero, sciolto dalla conoscenza, dal riconoscimento e dalle cose già avvenute, diventa meditazione, dove tutti i pensieri non hanno limiti ne confini. E' un non bisogno di dover parlare, di dovere scrivere, ma il pensare è istinto che diventa razionale se elaborato e condizionato. Il pensiero ci rende schiavi di noi stessi e spesso più si pensa, più si rimane prigionieri, ma in fondo è tutto ciò che siamo...

(ciao ro)

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